Portavoce militante candidata

scritto da luisa-s
Scritto 4 giorni fa • Pubblicato 2 giorni fa • Revisionato 2 giorni fa
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Testo: Portavoce militante candidata
di luisa-s

Ci credevo sai.  
Ci credevo come si crede  
a una mattina di marzo  
quando l’aria sa ancora di inverno  
ma già ti lascia respirare.

Entrai con la speranza in tasca  
e la voce di un comizio in testa
uno vale uno,  
mai con Berlusconi,  
mai con la casta,  
mai più servi.  
Gridavamo tutti insieme  
e per la prima volta  
mi sembrò che il futuro  
fosse una cosa che si poteva toccare  
con le mani nude.

Ho passato notti a scrivere post,  
a difendere l’indifendibile  
perché era “nostro”,  
ho imparato a memoria  
le direttive  di Casaleggio,  
ho pianto quando entrammo in Parlamento  
come si piange a un matrimonio  
che ancora non sai  
se finirà in divorzio.

Poi è arrivato il primo sì  
a quello che dicevamo no.  
Poi il secondo.  
Poi il contratto con la Lega,  
poi il governo con Draghi,  
poi il sostegno all’Ucraina  
con le stesse mani  
che avevano giurato  
“mai più armi”.  
Uno vale uno  
è diventato  
uno comanda,  
e gli altri applaudono  
o tacciono.

Ho visto gente che insultava  
i “poteri forti”  
farsi selfie con i poteri forti  
in giacca e cravatta.  
Ho visto il reddito di cittadinanza  
diventare merce di scambio  
per una poltrona in più.  
Ho visto Grill©  
ridere nelle ville  
mentre noi  
continuavamo a credere  
che fosse solo un momento difficile.

Un giorno ho aperto Rousseau  
e non c’era più niente da votare.  
Un altro giorno ho aperto il cuore  
e non c’era più niente da difendere.

Adesso cammino per strada  
e quando incontro  
qualcuno con la sciarpa a cinque stelle  
abbasso lo sguardo,  
non per vergogna loro,  
ma per dolore mio.

Non sono diventata cinica.  
Sono solo diventata vedova  
di un sogno  
che si è suicidato  
travestito da pragmatismo.

Rimane una frase  
che ripeto piano,  
come una preghiera laica  
per chi ancora ci spera:

Non era una bugia  
quello che abbiamo sognato.  
Era una bugia  
quello che è diventato.

E fa più male così.

Ex 

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